Il dramma della precarietà giovanile come restituire futuro e dignità al lavoro dei giovani

Il dramma della precarietà giovanile: come restituire futuro e dignità al lavoro dei giovani

Introduzione

L’Italia è tra i Paesi europei con il più alto tasso di precarietà giovanile.
Secondo dati ISTAT (Rapporto 2024), oltre 3 milioni di under 35 vivono in una condizione di lavoro instabile, con contratti brevi o part-time involontari.
A ciò si aggiunge una delle retribuzioni più basse d’Europa per i giovani lavoratori, spesso costretti ad accettare impieghi sottopagati pur di restare nel Paese.

Per Democrazia Sovrana Popolare, questa non è una semplice emergenza economica: è il segno di una crisi di sovranità sociale e produttiva.
Quando una nazione non è più in grado di offrire ai propri figli un futuro dignitoso, sta smarrendo la sua missione storica e civile.

1. La realtà della precarietà in Italia

1.1 Dati ufficiali e tendenze recenti

  • Il tasso di occupazione giovanile (15–34 anni) è sceso dal 52,3% nel 2008 al 43,7% nel 2023.
  • Il tasso di disoccupazione giovanile (15–24 anni), secondo Eurostat, resta tra i più alti dell’UE: 22,8% nel 2024 contro una media europea del 14%.
  • Circa il 40% dei lavoratori sotto i 35 anni ha un contratto a tempo determinato o parasubordinato.
  • Più di 1 giovane su 4 è un NEET (Not in Education, Employment or Training): oltre 2 milioni di persone.
    (Fonti: ISTAT, Eurostat, CNEL, Rapporto EURES “Giovani 2024”).

1.2 Il peso dei bassi salari

Nel 2023, il salario medio di un giovane italiano sotto i 30 anni era di 1.250 euro netti al mese, contro i 1.700 della Germania e i 1.550 della Francia.
Ciò avviene in un contesto di aumento del costo della vita e precarizzazione dei contratti.
Molti giovani lavorano, ma restano poveri: è la cosiddetta in-work poverty.

2. Le cause strutturali della precarietà giovanile

2.1 Un mercato del lavoro polarizzato

Le riforme degli ultimi vent’anni — dal Pacchetto Treu al Jobs Act — hanno progressivamente favorito la flessibilità in ingresso, ma senza creare reali percorsi di stabilizzazione.
Il risultato è un sistema duale: lavoratori “protetti” da un lato e giovani “usa e getta” dall’altro.

2.2 Scuola, università e lavoro: un dialogo mancato

La transizione scuola-lavoro resta una delle più deboli d’Europa.
Solo il 29% dei laureati italiani trova un impiego coerente con il proprio titolo entro un anno dalla laurea (fonte: Almalaurea 2024).
Le imprese lamentano mancanza di competenze, ma gli investimenti pubblici in formazione tecnica e professionale sono tra i più bassi dell’OCSE.

2.3 Un Sud abbandonato e un Nord saturo

Nel Mezzogiorno, il tasso di disoccupazione giovanile supera il 35%.
Molti ragazzi scelgono di emigrare: tra il 2010 e il 2023 oltre 500.000 under 35 hanno lasciato l’Italia (fonte: Fondazione Migrantes).
Un’emorragia di energie e intelligenze che impoverisce il Paese.

3. Le conseguenze sociali e demografiche

3.1 Vita sospesa e rinuncia al futuro

Senza stabilità lavorativa, i giovani rinviano tutto: casa, famiglia, figli.
L’età media del primo figlio in Italia è oggi 33 anni, la più alta d’Europa.
La precarietà genera insicurezza psicologica e disillusione, rendendo difficile credere in un progetto di vita.

3.2 Impoverimento del capitale umano

Ogni giovane precario rappresenta una perdita di produttività per il Paese.
L’Italia investe nella formazione, ma non raccoglie i frutti: i talenti formati emigrano e contribuiscono al PIL di altre nazioni.

4. Il punto di vista di Democrazia Sovrana Popolare

Per DSP, il lavoro non può essere ridotto a una merce, né lasciato alle logiche del mercato globale.
È la base della dignità umana e della sovranità nazionale.
Uno Stato che non tutela i suoi giovani lavoratori tradisce la Costituzione e il futuro stesso della Repubblica.

DSP propone una nuova politica industriale e del lavoro fondata su tre pilastri:

  1. Stabilità contrattuale come diritto, non come premio.
  2. Salari dignitosi e indicizzati al costo della vita.
  3. Politiche pubbliche attive, per creare lavoro vero, non sussidi a tempo.

5. Le proposte concrete per i giovani italiani

5.1 Contratti stabili e incentivi alle assunzioni

  • Riduzione del cuneo fiscale per chi assume giovani con contratti a tempo indeterminato.
  • Introduzione di un bonus stabilizzazione per imprese che trasformano rapporti a termine.
  • Penalità per chi abusa di stage e tirocini non retribuiti.

5.2 Formazione e impresa giovanile

  • Creazione di poli territoriali di formazione-lavoro integrati con le imprese locali.
  • Finanziamenti agevolati e garanzie statali per startup giovanili.
  • Accesso prioritario ai bandi pubblici per aziende che assumono under 35.

5.3 Rientro dei cervelli e coesione territoriale

  • Programma “Ritorno in Italia” per favorire il rientro dei giovani professionisti emigrati.
  • Credito d’imposta per chi apre attività nelle regioni del Sud.
  • Piano di infrastrutture digitali e logistiche per sostenere l’economia reale.

6. Conclusione

La precarietà giovanile non è una fatalità: è il risultato di scelte politiche.
Per Democrazia Sovrana Popolare, il lavoro deve tornare al centro della vita pubblica e dell’economia nazionale.

Restituire ai giovani italiani sicurezza, stabilità e prospettiva significa restituire all’Italia la propria sovranità morale ed economica.
Un Paese che non investe sui giovani non ha futuro.
Un Paese che li valorizza, invece, può rinascere.